Sinergia tra aziende
Per offrire servizi migliori
La metodologia di intervento a sostegno dello sviluppo delle imprese e quindi del territorio, si compone di due principali attività: allargamento del network e offerta di servizi dedicati allo sviluppo armonico degli aderenti.
I servizi erogati dalle aziende della RETE VERDE comprendono:
- gestione impianti di compostaggio e di stoccaggio e selezione;
- produzione e commercializzazione di ammendanti;
- operazioni di triturazione e vagliatura rifiuti;
- noleggio trituratori e vagli per rifiuti;
- lavorazioni agricole in conto terzi;
- movimentazioni terra per sistemazioni fondiarie;
- manutenzioni forestali;
- noleggio macchine per l’agricoltura e la manutenzione forestale;
- analisi e classificazione dei rifiuti prodotti;
- consulenze tecnico-amministrative nel settore ambientale;
- bonifiche di aree dismesse;
- analisi chimico-fisiche per il controllo dei rifiuti e dei prodotti.
compost
valorizzazione della sostanza organica mediante digestione anaerobica
COMPOST
Il compost viene utilizzato nel settore agricolo e/o florovivaistico come ammendante e commercializzato secondo le indicazioni e i limiti indicati dalla normativa sui fertilizzanti (D.Lgs. 75/2010 e s.m.i.).
Ammendante compostato verde - ACV
Il compost da scarti verdi, ovvero prodotto dal compostaggio degli scarti della manutenzione del verde (sfalci, potature, foglie, ecc.), presenta delle caratteristiche fisico-chimiche apprezzabili ed una limitata salinità rispetto al letame. Ciò corrisponde ad una maggior compatibilità tra la matrice organica e la pianta, per cui è il prodotto ideale per le applicazioni in buca di piantagione e in tutte le pratiche agronomiche che prevedono un diretto contatto con la radice. Proprio il basso livello di salinità (espressa dalla Conducibilità Elettrica Specifica) dell’ACV presuppone l’idoneità all’impiego di compost verde nella costituzione di terricci per il florovivaismo. Un compost da scarti verdi, soprattutto se prodotto da matrici ad elevata componente legnosa, presenta valori in elementi nutritivi, principalmente azoto e ancora di più per quanto concerne fosforo e potassio, inferiori rispetto ai letami. I principali benefici derivati dall’apporto di ACV sul suolo, sono legati al miglioramento delle proprietà fisico-strutturali e biologiche del terreno agrario in caso di siti insteriliti o poveri di sostanza organica. Nell’ambito della coltivazione in contenitore, le attuali e più moderne tecniche per la costituzione di terricci si sono consolidate sul binomio “torba + ammendante compostato”; si consiglia, infatti, un’integrazione piuttosto che una sostituzione totale dei materiali torbosi, soprattutto nei casi in cui la coltivazione si realizzi in contenitori. Per le colture erbacee ornamentali (semina e mantenimento), la miscela in grado di garantire le migliori prestazioni, prevede una dose di circa il 30-35% di ammendante compostato (per acidofile < 20%), mentre per le colture arboree ornamentali e per tutte le colture trapiantate da un substrato a un altro, corrisponde al 60-70%.Ammendante Compostato Misto - ACM
L’ACM è in grado di garantire, oltre all’apporto di sostanza organica umificata (funzione ammendante) anche un importante effetto concimante per quanto riguarda i principali fattori nutritivi (Azoto-Fosforo-Potassio con titolo 2-1,5-1,5) e un’apprezzabile quantità di Magnesio e Ferro. Il suo impiego è da preferire, quindi, nei ricarichi di sostanza organica su terreni vergini e su terre di riporto. Per gli impieghi a diretto contatto con semi o radici, come il letto di semina per l’insediamento e la rigenerazione di tappeti erbosi, o come materiale per il riempimento di buche di piantagione, è richiesto materiale con un elevato grado di maturità (compost da processi durati almeno 4-5 mesi). L’ACM garantisce elevate prestazioni in particolare per le attività che sono caratterizzate da elevati consumi di sostanza organica come la paesaggistica (concimazioni, costituzione di soprassuoli, reimpianti arborei), il recupero e il ripristino ambientale. Per contro, l’elevato contenuto in sali solubili (espressi dalla conducibilità elettrica specifica), limita la possibilità di impiego massiccio nelle attività florovivaistiche dove la coltivazione avviene in contenitore.L’agricoltura biologica
Sia l’ACV che l’ACM trovano un altro settore di applicazione fortemente vocato: l'agricoltura organica o biologica. Per gli utilizzi in agricoltura biologica gli Ammendanti Compostati NON devono contenere fanghi di depurazione (cfr. all.13 D.Lgs.75/2010).Il compostaggio è un processo di trasformazione annoverato tra nelle tecnologie di trattamento biologico della sostanza organica (bioconversione), che consiste nella stabilizzazione di scarti e rifiuti organici. La trasformazione della componente organica dei rifiuti (frazione organica dei rifiuti urbani da raccolta differenziata, sfalci, ramaglie, residui delle lavorazioni agro-industriali, fanghi da depurazione) in ammendante compostato è un processo naturale che a livello industriale viene accelerato e dà come risultato un fertilizzante, l’ammendate compostato, un prodotto stabilizzato (inodore e non putrescibile), mineralizzato e igienizzato.
Il processo di trasformazione avviene ad opera di microrganismi (presenti sia nei substrati sottoposti al trattamento sia nell’ambiente circostante) che necessitano di ossigeno per il loro sviluppo. La loro attività comporta consumo di ossigeno (biologicamente è una “respirazione”) e lo sviluppo di calore; le molecole organiche sono trasformate in anidride carbonica , acqua e sali minerali mentre altre molecole complesse sono trasformate e successivamente rielaborate fino a diventare ammendate compostato.
Il processo industriale può essere sintetizzato in queste fasi:
1. stoccaggio, triturazione delle ramaglie e successiva miscelazione delle diverse frazioni (umido domestico , scarti vegetali);
2. disposizione del materiale in cumuli e avvio della bio-ossidazione, con consumo di ossigeno, innalzamento della temperatura (sino a 60-70° C) e conseguente eliminazione degli organismi patogeni. La massa deve essere periodicamente rivoltata ed areata per garantire una adeguata disponibilità di ossigeno. Segue una fase di “stagionatura”, al termine della quale si ottiene un prodotto cosiddetto “maturo”, ricco di humus e biologicamente stabile;
3. successive fasi di vagliatura garantiscono l’allontanamento degli scarti e la raffinazione fino ad ottenere un compost vero e proprio.
Il processo di trasformazione avviene ad opera di microrganismi (presenti sia nei substrati sottoposti al trattamento sia nell’ambiente circostante) che necessitano di ossigeno per il loro sviluppo. La loro attività comporta consumo di ossigeno (biologicamente è una “respirazione”) e lo sviluppo di calore; le molecole organiche sono trasformate in anidride carbonica , acqua e sali minerali mentre altre molecole complesse sono trasformate e successivamente rielaborate fino a diventare ammendate compostato.
Il processo industriale può essere sintetizzato in queste fasi:
1. stoccaggio, triturazione delle ramaglie e successiva miscelazione delle diverse frazioni (umido domestico , scarti vegetali);
2. disposizione del materiale in cumuli e avvio della bio-ossidazione, con consumo di ossigeno, innalzamento della temperatura (sino a 60-70° C) e conseguente eliminazione degli organismi patogeni. La massa deve essere periodicamente rivoltata ed areata per garantire una adeguata disponibilità di ossigeno. Segue una fase di “stagionatura”, al termine della quale si ottiene un prodotto cosiddetto “maturo”, ricco di humus e biologicamente stabile;
3. successive fasi di vagliatura garantiscono l’allontanamento degli scarti e la raffinazione fino ad ottenere un compost vero e proprio.
substrati
Il compost come ingrediente dei substrati di coltivazione
Ingrediente
Il compost come ingrediente dei substrati
Il compost rappresenta al pari delle torbe, uno dei costituenti principali dei terricci per il florovivaismo disponibili in commercio. Nel mix è presente in percentuali variabili mediamente dal 20 al 30%, ma che possono arrivare fino al 70% qualora il compost è caratterizzato da elevata maturità.Le caratteristiche tecniche salienti dei materiali compostati rispetto ai terricci torbosi, ed alle torbe di sfagno in specifico, risultano essere in via generale:
- pH più alto;
- salinità superiore;
- quantità di acqua disponibile inferiore rispetto ai terricci torbosi;
- maggiore densità apparente;
- capacità di scambio cationico (CSC) più elevata.
Caratteristiche positive del compost:
- reperibilità: in Italia si stima una produzione di ca. 1.500.000 t/anno di compost classificato come Ammendante Compostato Verde e Ammendante Compostato Misto;
- bassi costi: i costi del compost sfuso franco impianto variano da 5 a 15 € al mc;
- pezzatura definita: generalmente la dimensione delle particelle per impieghi florovivasitici è <10-12 mm;
- caratteristiche fisiche definite: il peso specifico del compost è compreso tra 0,5 e 0,65 t mc.
I limiti del compost: la salinità
La salinità (espressa dalla Conducibilità Elettrica Specifica), nel caso delle coltivazioni in contenitore, tende ad essere un fattore agronomico problematico se superiore a certi limiti (2000-2800 μS cm-1); limiti che sono comunque dipendenti dalla specie coltivata. I compost da sole matrici lignocellulosiche (ammendate compostato verde ACV) rispettano generalmente ed ampiamente tali limiti; per contro, i prodotti compostati a base di matrici organiche più "ricche" dal punto di vista fitonutritivo (i compost misti sono derivati dal trattamento di scarti alimentari) attestano maggiori livelli di conducibilità e necessitano pertanto di un dosaggio in proporzioni più contenute nell’ambito delle miscele.I substrati di coltivazione
La produzione e la commercializzazione dei substrati di coltivazione è disciplinata dalla normativa per i fertilizzanti, decreto legislativo 29 aprile 2010, n.75 (Gazzetta Ufficialen. 121 del 26 maggio 2010) e successive modifiche ed integrazioni. La norma che definisce i substrati come “i materiali diversi dai suoli in situ dove sono coltivati i vegetali” prevede due tipi di prodotto: il substrato di coltivazione base e il misto, per i quali vengono esplicitate le materie prime utilizzabili, i requisiti chimico-fisici definiti in termini di pH, conducibilità elettrica, carbonio organico e densità apparente. La normativa specifica anche quali parametri devono essere dichiarati in etichetta (obbligatori e facoltativi) indicandone le relative tolleranze ovvero di quanto il valore dichiarato potrà discostarsi dal valore riscontrato ad un controllo.Il substrato di coltivazione base e il substrato di coltivazione misto
Il substrato base può essere preparato con diversi materiali di natura organica tra cui: ammendante vegetale semplice non compostato (es. fibra di cocco, lolla di riso, fibra di legno ecc...), ammendante compostato verde, torba acida, torba neutra, torba umificata. Questi possono essere usati da soli, miscelati fra loro, o con l’aggiunta di altri materiali organici, materiali di origine minerale, prodotti ad azione specifica, correttivi e concimi. Per il substrato di tipo misto sono valide le medesime componenti e in più vi è la possibilità di utilizzare anche l’ammendante compostato mistoe l’ammendante compostato con fanghi. La differenza sostanziale tra i due tipi di substrato è rappresentata dai valori soglia dei parametri di legge che li definiscono, ovvero: pH, conducibilità elettrica, densità apparente secca, carbonio organico.Fonte: AIPSA
cippato
filiera delle biomasse legnose a scopi energetici
Energia
Il cippato per l'energia
La filiera delle biomasse legnose a scopi energetici, o filiera legno-energia, riveste oggi un ruolo di fondamentale importanza nell’ambito delle politiche di sviluppo delle energie rinnovabili. La filiera legno-energia si basa su quanto il territorio locale può offrire secondo il principio della sostenibilità ambientale e della valorizzazione delle risorse forestali locali (Francescato e Antonini, 2004). Per questo motivo, nel contesto nazionale, le biomasse legnose a fini energetici sono da sempre intimamente legate al territorio con un rapporto di interdipendenza e di reciproca valorizzazione (Francescato, 2002): da un lato il territorio fornisce le biomasse come materia prima, dall’altro la promozione di queste ultime contribuisce alla tutela e alla manutenzione dello stesso (ITABIA, 2002).Il cippato è un biocombustibile legnoso che si ricava dal processo di cippatura delle biomasse legnose. La cippatura consiste nella riduzione del legno in frammenti irregolari, detti chips, lunghi dagli 8 ai 60 mm (Spinelli, 2000), ad opera di una macchine sminuzzatrice (cippatrice). Il materiale destinato alla cippatura è solitamente legname di poco pregio o non commerciabile, legname che può essere ricavato dalle cure colturali (diradamenti), da scarti di utilizzazioni (ramaglie e cimali) o da scarti di segheria (sciaveri e refili). La cippatura permette quindi di impiegare come combustibile materiale legnoso di basso o nullo valore commerciale che altrimenti sarebbe problematico da smaltire o gestire.
La UNI EN ISO 17225-4 determina le specifiche e la classificazione del cippato di legno. La norma si riferisce solo al cippato di legno ottenuto dalle seguenti materie prime:
- Bosco, piantagione e altro legno vergine;
- Prodotti e residui dell’industria di lavorazione del legno;
- Legno da recupero non trattato chimicamente.
Fonte: Dott. Massimo Negrin
biofiltri
biomassa filtrante per gli allestimenti e le ricariche di biofiltri
Biomassa
Biomassa legnosa per la depurazione dell'aria
Le biomasse filtranti sono ottenute esclusivamente dalla lavorazione di legno naturale e risulte vegetali provenienti dalle lavorazioni forestali e dalla manutenzione delle aree a verde, a seguito di attivazione microbiologica.Una costante ed elevata disponibilità di materiali vegetali (rami, radici, ecc.) di composizione mista, consente la produzione di materiale idoneo alla biofiltrazione. Si tratta di biomassa che appositamente preparata, garantisce un’efficace diffusione dell’aria da trattare e un adeguato carico microbico in grado di metabolizzare le sostanze odorigene, con risultati sull’abbattimento degli odori superiori al 90%.
E' possibile valutare di volta in volta specifiche esigenze e situazioni, progettando combinazioni di materiali biofiltranti con caratteristiche specifiche, da quelli in grado di assicurare una lunga (pezzature grosse di legni resinosi “duri”) a quelli a rapido effetto di abbattimento (materiali più fini) e quindi più funzionali alla decomposizione veloce delle molecole odorigene.
La biofiltrazione rappresenta una delle migliori soluzioni tecnologiche per la deodorizzazione e depurazione della carica odorigena presente nei reflui gassosi derivanti da particolari attività produttive come:
- Industrie alimentari;
- Industrie mangimistiche;
- Impianti di depurazione acque e trattamento fanghi;
- Industria lavorazioni materie plastiche;
- Industria cartaria e tipografica;
- Industrie petrolchimiche;
- Industrie di recupero degli oli;
- Manifattura tabacchi;
- Allevamenti;
- Industrie di recupero degli oli;
- Macelli;
- Concerie;
- Impianti di verniciatura;
- Impianti di essiccazione;
- Impianti di trattamento dei rifiuti.
ll Biofiltro è costituito da uno strato di materiale filtrante vegetale (biomassa) adagiato su una superficie grigliata di vasche in calcestruzzo – prefabbricato o realizzato in opera – o con elementi modulari metallici.
La biomassa è mantenuta ad un adeguato livello di umidità o attraverso una pre-umidificazione dell’aria da trattare o attraverso bagnatura diretta con apposito sistema di irrigazione; l’aria da trattare è aspirata dalle aree in cui viene prodotta e convogliata nella parte inferiore del letto dove un sistema di distribuzione ne garantisce l’uniformità di ripartizione nella biomassa sovrastante.
Nel letto filtrante si sviluppa un ampio spettro di microrganismi ubiquitari (batteri, funghi, lieviti), che utilizzano le sostanze organiche veicolate dall’aria come substrato alimentare.
Il processo è di tipo ossidativo e richiede la presenza di acqua che costituisce un biofilm sulla superficie del materiale filtrante (l’umidità è fondamentale poiché i microrganismi sono in grado di assorbire gli alimenti solo dalla fase acquosa); in queste condizioni l’azione dei microrganismi dà luogo alla conversione della componente organica da depurare in anidride carbonica, acqua, composti inorganici e biomassa.
I microrganismi sono mesofili per cui la temperatura ottimale di reazione è compresa tra 20 e 40°C; raggiungere temperature attorno ai 10°C comporta una forte diminuzione della resa di abbattimento.
L’umidità riveste un particolare ruolo nella corretta gestione di biofiltrazione in quanto un insufficiente contenuto di acqua determinerebbe l’essicamento del letto e la perdita di attività biologica, al contrario un eccesso di acqua promuoverebbe lo sviluppo di condizioni di anaerobiosi del letto a causa dell’occlusione dei vuoti e la formazione di prodotti metabolici volatili maleodoranti.